Storia del Comune

Cenni Storici sul Comune di Nogarole Vicentino
 

Per Gaetano Maccà “corse voce” che nella sommità del monte Castellano vi fosse l’antico castello di Nogarole e a questa congettura si unì la “pretesa” di Silvestro Castellini, riportata anche da Alberto Fabris, con la quale venne riferito “ che un certo nobile Achille, figlio di Alcasto, nato in Tresene città del Peloponeso, maritossi in una nobile della nazione dei Goti, e che stabilitosi fra i torrenti Chiampo e Agno, abbia costruito il castello di Trissino, da lui così nominato in memoria della sua patria. Questi ebbe un figlio, detto Giustino, e da esso nacquero Achille capo-stipite della famiglia Trissino, e Costanzo detto Nogara, fondatore della famiglia Nogarola; e che costui s’abbia fabbricato un castello poco lungi da Trissino, ma pura dentro a’ monti vicentini, cui chiamò Nogarola”. Anche Francesco Barbarano ebbe a dire che questa villa “fu anticamente dei Nogaroli già nobili vicentini, ora veronesi”. La notizia di tale castello non risultò confermata mai da alcun documento, così come non è confermata la presenza sul posto della potente famiglia dei Nogarola, alla quale detto castello venne fatto risalire dalle antiche cronache vicentine.

Con molta probabilità Nogarole deriva da nux , nucaria , con significato di zona ricca di noci. Dice Giovanni Mantese che il toponimo Nogarole ( Nogarolae ) va confrontato con l’a ltro assai più diffuso di Nogaredum “ossia luogo coltivato a piante di noce”.

Anteriore al Mille, questa villa risulta a Francesca Lomastro registrata nell’a nno 1262 nell’archivio della città di Vicenza e nello statuto manoscritto della medesima nel 1264, mentre nel 1927 apparve di già con una sua organizzazione religiosa.

Anche a Nogarole, come in tutta l’alta valle del Chiampo, si insediarono nei secoli XII-XIV popolazioni tedesche. Furono in genere colonizzatori di vaste estensioni boschive oppure minatori di cui non risulta facile stabilire il luogo di provenienza: una certa influenza della presenza dell’elemento germanico la si riscontra nella onomastica secondaria, come ce ne fa esempio Francesco Repele con la “spiegazione” di taluni toponimi, nomi e cognomi. Da tempo è ormai riconosciuta priva di fondamento storico la “leggenda” di insediamenti di Cimbri, sconfitti da Caio Mario nel 101 a.C., sulle nostre montagne, come non regge ad una più attenta analisi la presunta origine gotica delle locali popolazioni, i cui antenati si sarebbero ritirati lassù dopo la disfatta contro i bizantini. Gli spostamenti di lavoratori tedeschi dalla Germania verso le vallate trentine e prealpine ebbero luogo con il consenso dei vescovi: i lavoratori si stabilirono sugli altopiani dei Sette Comuni vicentini e dei Tredici Comuni veronesi e nelle vallate intermedie e pertanto anche a Nogarole. I loro spostamenti furono favoriti dalla ripresa socio-economica verificatasi dopo il 1000, che portò rilancio della attività mineraria e all’estensione del pascolo e delle colture anche nelle nostre zone. Non è tuttavia escluso, anche, che sfuggissero in Germania a persecuzioni o a guerre tra feudatari. Il territorio di Nogarole certamente “costituì un comodo passaggio, senza scavalcare il crinale del Faldo, ed un più o meno lungo insediamento prima di raggiungere Altissimo e l’alta valle del Chiampo, San Bartolomeo Tedesco e stabilirsi in tutta la Lessinia”. Con l’andar del tempo assorbirono l’elemento italico e mantennero i loro costumi, la loro lingua e la loro religione per secoli. A preservarli da contaminazioni contribuì anche la Chiesa con l’inviare per essi preti tedeschi.

Circa la economia, come in tutto il territorio della provincia, l’agricoltura fu per la Nogarole dell’epoca la fonte principale della ricchezza. La produzione naturalmente bastava appena alle necessità della popolazione, tanto che se una annata andava male, i prezzi salivano alle stelle e subito ne approfittavano gli accaparratori di merci e gli usurai, che speculavano sulla buona fede e sull’ignoranza della gente dei campi e dei monti. Così, accadde spesso che i poveri contadini contrassero debiti con i privati oppure con il fisco; e non essendo poi assolutamente in grado di pagare quanto dovuto, furono costretti all’esilio o finirono in prigione. A tutto ciò si aggiunsero le gravose imposizioni fiscali al tempo degli Scaligeri e i frequenti soprusi da parte degli esattori.


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